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dai GIORNALI di OGGI

Tremonti: "Le entrate fiscali tengono,

la velocità di caduta sta rallentando"

l'audizione al senato sul dpef: "sulle pensioni decisione di medio termine fondamentale"

Il ministro dell'Economia: "Non abbiamo fatto grossi errori ma cose compatibili con i nostri conti pubblici"

ROMA - "Le entrate in Italia tengono. La caduta si sta fermando". E' ottimista il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, in audizione al Senato sul Dpef, il Documento di programmazione economica e finanziaria.

2009-07-22

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CORRIERE della SERA

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2009-07-22

l'audizione al senato sul dpef: "sulle pensioni decisione di medio termine fondamentale"

Tremonti: "Le entrate fiscali tengono, la velocità di caduta sta rallentando"

Il ministro dell'Economia: "Non abbiamo fatto grossi errori ma cose compatibili con i nostri conti pubblici"

ROMA - "Le entrate in Italia tengono. La caduta si sta fermando". E' ottimista il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, in audizione al Senato sul Dpef, il Documento di programmazione economica e finanziaria.

FISCO - Il ministro dell'Economia ha spiegato che "i dati finali sull’autoliquidazione saranno noti ai primi di agosto: quelli acquisiti sono di una qualche solidità. C’erano previsioni di crollo, ma le entrate in Italia tengono e la caduta si sta fermando. Questo - ha aggiunto - non vuol dire che è superata la fase di criticità, ma sta rallentando la velocità di caduta".

DEFICIT - Se il governo avesse messo in campo interventi più coraggiosi per fronteggiare la crisi ci sarebbero stati più costi per gli italiani ha sottolineato poi il ministro dell'Economia. "Se avessimo avuto più coraggio - ha detto Tremonti rispondendo ai rilievi dell'opposizione - avremmo fatto più deficit e aumentato i rischi e i costi per gli italiani". "Non abbiamo fatto grossi errori, - ha aggiunto Tremonti, ma cose possibili e compatibili con i nostri conti pubblici. Siamo convinti che il governo, e credo che questo corrisponda al pensiero della maggioranza degli italiani, abbia agito in modo corretto e appropriato".

CONTI PUBBLICI - L'andamento dei conti pubblici - ha spiegato ancora il ministro - "è in linea con gli impegni internazionali e con le aspettative che all'estero hanno sulla Repubblica italiana. Corrette per il ciclo, - ha aggiunto Tremonti - le previsioni contenute nel Dpef sono in linea con gli impegni assunti a livello internazionale".

CREDITO - Il governo ha fatto di tutto per "tenere aperto il canale del credito dalle banche alle imprese. - ha detto ancora Tremonti - e sommando tutti gli interventi fatti più la moratoria sul credito a favore Pmi siamo di fronte ad interventi positivi per la tenuta e la conservazione del nostro apparato produttivo".

DECRETO ANTICRISI - Il decreto anticrisi "in fase di approvazione alla Camera è l'aggiornamento della Finanziaria triennale approvata lo scorso anno, è l'aggiunta di un anno" ha detto ancora Tremonti. Il decreto, ha aggiunto il ministro, "è organizzato come una raccolta di mezzi finanziari per correggere alcuni andamenti sul 2009 e sul 2010. Ad esempio, non sapevamo di avere un debito pregresso verso la Banca mondiale. Ci sono poi effetti imprevisti e tragici come il terremoto. Nella logica del fabbisogno per 2009 ci sono esigenze di questo tipo. Sul 2010 ci sono esigenze che vengono soddisfatte aggiungendo delle risorse a margine". Il decreto anticrisi, ha concluso Tremonti, "è una raccolta di mezzi finanziari che vengono concentrati in un fondo generale a Palazzo Chigi per poi essere attribuite, attraverso la Finanziaria tabellare, alle voci più meritevoli".

PENSIONI - Poi Tremonti è intervenuto anche sul tema della riforma delle pensioni: "Noi abbiamo cominciato a fare un intervento la cui importanza non è ancora stata apprezzata nelle sedi rilevanti: l'agganciamento alla speranza di vita è una riforma strutturale fondamentale. Ci porta a condizioni di maggiore affidabilità e stabilità in Europa ed è una decisione di medio termine fondamentale".

21 luglio 2009(ultima modifica: 22 luglio 2009)

REPUBBLICA

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2009-07-22

Il falò delle illusioni

di MASSIMO GIANNINI

Tremonti che parla alla Camera ricorda il presidente americano Coolidge che scrive al Congresso, nel dicembre del 1928: "Dovete considerare il presente con soddisfazione e prevedere il futuro con ottimismo...". Pochi mesi dopo ci sarebbe stato "Il Grande Crollo" del '29, raccontato da Galbraith.

Il "mantra" governativo è sempre lo stesso, assolutorio e rassicurante. Abbiamo fatto tutto ciò che era giusto e necessario per aiutare famiglie e imprese, per finanziare consumi e investimenti, per sostenere reddito e occupazione: la crisi è finita, andate in pace. Anche nell'ambito della politica economica, come in quello dell'etica pubblica, vero e falso si mescolano, realtà e finzione si sovrappongono, e al Paese si narra "un'altra storia". Così, ancora una volta, per riconciliarsi con la forza oggettiva dei fatti non resta che ascoltare la voce di una delle poche istituzioni rimaste incontaminate, al di fuori del perimetro sempre più pervasivo del berlusconismo. In un involontario, ma salutare contrappunto parlamentare, il governatore della Banca d'Italia ci ha spiegato tre verità fondamentali.

La prima verità: la fase di peggioramento congiunturale che ha caratterizzato gli ultimi mesi sembra essersi arrestata. E questo è sicuramente un fatto positivo. Ma la crisi è tutt'altro che finita. L'Italia rischia di arrivare esausta al prossimo autunno. Senza una decisa inversione di rotta della produzione industriale, che resta inferiore del 25% rispetto all'aprile dell'anno scorso, a settembre assisteremo a una falcidie di piccole e medie imprese, e ad una conseguente ondata di tagli alla forza lavoro che la Cassa integrazione non basterà a contrastare.

La seconda verità: questa crisi globale, quando finirà, ci lascerà in eredità un debito pubblico enorme. Vale per tutti i Paesi, che hanno contenuto la tempesta perfetta rafforzando gli argini della spesa statale con le care, vecchie politiche keynesiane. Vale ancora di più per l'Italia, che ha usato poco e niente il bilancio pubblico (in parte per necessità, ma soprattutto per scelta) e che partiva da un indebitamento sistemico di proporzioni gigantesche. Oggi il nostro Paese si ritrova svantaggiato due volte: non ha messo in campo "piani di stimolo" significativi, e sconta un quadro di finanza pubblica gravemente deteriorato. Le cifre di Draghi fanno tremare i polsi. A fronte di un Pil in caduta del 5,2%, quest'anno ci ritroveremo con un deficit aumentato al 5,3%, un debito esploso al 115,3% e un avanzo primario azzerato e trasformato in un disavanzo dello 0,4%, per la prima volta dalla fine degli anni '90. Certo, questi risultati sono frutto della caduta generalizzata del denominatore (il Pil, sul quale il governo non può agire più di tanto). Ma anche dell'espansione incontrollata dei numeratori (su tutti la spesa corrente, lievitata al massimo storico del 43,4%, sulla quale invece il governo può agire moltissimo).

La terza verità: il tempo delle grandi riforme è adesso, ed è tempo finora sprecato. I pacchetti estemporanei varati fino ad oggi, compreso l'ultimo decreto "anti-crisi", sono pannicelli caldi. Draghi ricorda che senza azioni incisive sulla spesa primaria, sulla previdenza, sulla liberalizzazione dei mercati, non si troveranno risorse per lo sviluppo. E senza misure di vera lotta all'evasione non si porranno mai le basi per una seria riduzione delle imposte che infatti (ironia della sorte, per il Cavaliere che ha vinto tre elezioni promettendo "meno tasse per tutti") continuano ad aumentare. Anche qui, i numeri fanno paura. La pressione fiscale ha raggiunto il 43,4%: lo stesso picco storico che toccò nel '97, anno della rincorsa a Maastricht e dell'eurotassa, e più della vetta raggiunta nel 2007 dall'esecrato governo dei "tartassatori" Prodi, Visco e Padoa-Schioppa. Le entrate tengono, assicura Tremonti. Mente: nel primo trimestre l'Iva è crollata del 10,2%. Di nuovo: pesa la caduta generalizzata del denominatore (il Pil, che comunque si è ridotto "solo" della metà). E poi, nello stesso periodo, i consumi sono scesi "solo" del 2,6%. Come si spiega questa differenza? Il governatore lo dice con il linguaggio del banchiere centrale: "Solo una parte del divario sembrerebbe riconducibile a una ricomposizione dei consumi verso beni essenziali, caratterizzati da aliquote più basse". Tradotto nel linguaggio della gente comune, il divario si spiega con il dilagare dell'evasione.

Il paradosso è che anche nella politica fiscale il governo usa l'arte della dissimulazione, in questo caso disonesta. Spaccia per "guerra totale" un altro "condono tombale". Perché questo è, al di là di ogni ragionevole dubbio, lo scudo fiscale appena varato dal Tesoro. Noi lo abbiamo scritto, senza giri di parole. Oggi Draghi lo conferma, con parole non meno chiare: Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, per i pentiti che fanno rientrare i capitali dall'estero, "non prevedono l'anonimato del contribuente e le norme comportano l'intero versamento delle imposte dovute e non versate, inclusi gli interessi e le sanzioni". Nel Belpaese, invece, funziona in tutt'altro modo: l'anonimato è garantito, e con un modesto obolo del 7,5% si chiudono i conti con l'Erario. Questa è l'Italia. E a Berlusconi e Tremonti piace così. Torna in mente ciò che scrisse Mark Twain, citato sul Wall Street Journal dell'11 settembre '29: "Non separatevi dalle vostre illusioni. Quando esse sono scomparse, potete continuare a esistere, anche se avete cessato di vivere".

(22 luglio 2009)

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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2009-07-22

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-07-22

Tremonti: "La coesione sociale è il presupposto per la tenuta economica"

di Nicoletta Cottone

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21 luglio 2009

"Dai nostri archivi"

Il Giappone scioglie il ParlamentoSi va alle elezioni il 30 agosto

In Germania primo via libera alla legge sulla "bad bank"

Bersani: "Per la scelta del segretario sovranità agli iscritti"

Gordon Brown: "Potrei mollare tutto"

Brown: nessun referendum a breve

Garantita la tenuta dei conti, la caduta delle entrate è in frenata, sono stati effettuati interventi positivi su credito e Pmi, la coesione sociale è il presupposto per la tenuta economica. Questi i principali punti toccati dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, intervenendo in audizione sul Dpef 2010-2013 alle commissioni Bilancio di Camera e Senato in seduta congiunta.

L'audizione, trasmessa in diretta sul sito del Sole 24 ore, è slittata al primo pomeriggio, per consentire ai deputati della commissione Bilancio della Camera di chiudere i lavori sulla manovra d'estate. Il decreto anti-crisi attualmente all'esame di Montecitorio, ha detto Tremonti è "l'aggiornamento della Finanziaria, è l'aggiunta di un anno ed è organizzato come una raccolta di mezzi finanziari per correggere alcuni andamenti del 2009 e di fabbisogno esigenziale del 2010". Il Dpef 2010-2013 "si profila come ultimo Documento di programmazione economica e finanziaria" dal momento che la riforma del bilancio dello Stato non lo include tra i documenti utili "ed é prevedibile che l'anno prossimo sia legge dello stato il nuovo sistema di Bilancio", attualmente all'esame della Camera.

Tiene il bilancio italiano. Gli ultimi dati macro "corretti per ciclo confermano la tenuta del bilancio italiano", ha detto in audizione il ministro Tremonti. "L'andamento dei conti pubblici é in linea con i nostri impegni internazionali e con le aspettativa che all'estero hanno sulla Repubblica italiana. Corrette per il ciclo, le previsioni contenute nel Dpef sono in linea con gli impegni assunti a livello internazionale". La crisi, ha detto il ministro, "ha dimostrato elementi di relativa forza dell'economia reale" italiana. "Ci è stato detto che altri corrono di più perchè hanno fatto le riforme", ma l'impressione di Tremonti è che la crescita più intensa degli anni passati è stata "determinata da fattori che la crisi ha manifestato in termini negativi".

Se il Governo avesse messo in campo interventi più "coraggiosi" per fronteggiare la crisi, ha detto Tremonti, ci sarebbero stati più costi per gli italiani.

La caduta delle entrate si sta fermando. Le entrate in Italia tengono. Tremonti ha sottolineato che "i dati finali sull'autoliquidazione saranno noti ai primi di agosto: quelli acquisiti sono di una qualche solidità. C'erano previsioni di crollo, ma le entrate in Italia tengono e la caduta si sta fermando. Questo - aggiunge - non vuol dire che è superata la fase di criticità, ma sta rallentando la velocità di caduta".

La coesione sociale è il presupposto per la tenuta economica. La scelta del governo di dirottare le risorse sugli ammortizzatori sociali "è stata fondamentale". L'Italia, ha detto Tremonti, si caratterizza così "per un alto grado di coesione sociale". La coesione sociale, ha aggiunto il ministro, "è il presupposto fondamentale per la tenuta economica". Il ministro ha sottolineato che sul piano sociale gli interventi fatti dal Governo italiano sono in linea con gli quelli fatti negli altri Paesi "e questo ci viene riconosciuto in sede europea".

Pensioni: con la riforma sistema più affidabile. "Noi abbiamo fatto un intervento la cui rilevanza non é stata apprezzata: l'agganciamento alla speranza di vita delle pensioni é una riforma strutturale fondamentale". Il sistema previdenziale acquisisce "maggiore affidabilità e

stabilità in Europa e questa é una cosa di medio termine di fondamentale importanza". Non mi

risulta, ha detto il ministro, che in Europa si siano fatti programmi di exit strategy, "noi siamo il primo paese ad aver fatto una riforma in un tempo medio di exit strategy".

Moratoria debiti delle Pmi verso le banche è uno degli impegni positivi. Tremonti ha rivendicato l'efficacia dell'azione di contrasto alla crisi adottata dal Governo, a partire dagli sforzi per "tenere aperto il canale del credito dalle banche alle imprese". Altri Paesi, ha detto il ministro dell'Economia, "hanno fatto di più ma per effettuare salvataggi bancari e finanziari. La dinamica del deficit e dei debiti pubblici ha reso evidente che gli interventi fatti in altri Paesi sono stati fatti in favore del sistema bancario e finanziario".

Più pericoloso il debito privato. La crisi che ci ha travolto a livello mondiale, ha detto Tremonti, "ha dimostrato elementi di relativa forza dell'economia italiana". Per il ministro "l'illusione che altri corrano di più é dovuta alle illusioni sulle bolle speculative" poiché la crescita più intensa delle economie di altri Paesi negli anni passati é risultata legata agli effetti delle speculazioni in particolare finanziarie. Oltre a rilevare che "il debito privato si é dimostrato più pericoloso di quello pubblico, perché meno controllato".

Basilea2 è uno strumento "inadeguato". Il governo italiano "sta facendo in sede europea tutte le pressioni per modificarlo". Tremonti ha detto "in tutte le sedi - dice - stiamo cercando di contrastare Basilea2. I fatti dicono che è uno strumento inadeguato".

Terremoto: sufficienti i fondi stanziati. "Noi pensiamo che i soldi stanziati siano sufficienti, se fossero necessari capitali addizionali saranno messi, ma noi continuiamo a considerare sufficienti quegli 8 miliardi che sono stati stanziati per competenza". Rispondendo a una domanda del senatore Lusi (Pd) sulla ricostruzione dopo il sisma che ha colpito L'Aquila il 6 aprile, Tremonti si dice convinto del fatto che "il fabbisogno finanziario stimato per competenza, a fronte dei progetti che verranno progressivamente presentati per la ricostruzione, sia assolutamente adeguato e in linea con la cifra che é stata stimata e richiesta per ottenere la contribuzione europea". Per il ministro, comunque, "non c'é un limite finanziario. Il vero problema é avere i progetti, metterli in campo, farli".

21 luglio 2009

 

 

 

 

 

Pmi, ricapitalizzazioni agevolate

Previsto sgravio fiscale del 3%

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20 luglio 2009

Manovra d'estate in aula mercoledì: probabile la fiducia

"Dai nostri archivi"

Sconto fiscale del 3% sugli aumenti di capitale

Scajola al lavoro per potenziare il Fondo di garanzia per le Pmi

"Aiuti anche alle Pmi del Nord"

La stangata sui bonus dei super manager

Negli Usa stangata sui bonus

Un emendamento alla manovra d'estate stabilisce che, per gli aumenti di capitale fino a 500.000 euro "si presume un rendimento del 3 per cento annuo che viene escluso dall' imposizione fiscale".

 

 

Arriva l'emendamento al decreto anti-crisi che prevede sgravi del 3% sull'aumento del capitale sociale delle imprese fino a 500 mila euro: questo varrà per l'anno in cui l'aumento viene effettuato e nei quattro anni successivi. Il testo è stato depositato stamattina nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera che stanno discutendo il provvedimento ed è a firma dei relatori. Nell'emendamento viene spiegato che "l'agevolazione può essere fruita esclusivamente in sede di versamento del saldo delle imposte sui redditi dovute per il periodo d'imposta di effettuazione degli investimenti".

La norma stabilisce che "per gli aumenti di capitale di società di capitali o persone di importo fino a 500.000 euro perfezionati da persone fisiche mediante conferimenti, ai sensi del codice civile, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto si presume un rendimento del 3 per cento annuo che viene escluso da imposizione fiscale per il periodo di imposta in corso alla data di perfezionamento dell'aumento di capitale e per i quattro periodi di imposta successivi"

Torna al 6%, come nel testo originario, l'aliquota per la tassazione delle plusvalenze sulle riserve auree, ma con un tetto di imposta di 300 milioni. Lo prevede un emendamento dei relatori al decreto legge anticrisi. L'emendamento prevede che la misura sia attuata previo parere della Banca centrale europea con un decreto del ministro dell'Economia, da emanare su conforme parere della Banca d'Italia.

Il tetto dei 300 milioni e l'applicabilità alla Banca d'Italia della tassazione sulle plusvalenze auree "solo nella misura reputata funzionale dalla stessa Banca d'Italia a garantire l'indipendenza istituzionale e finanziaria della Banca stessa" consentono di rispettare le indicazioni della Bce. Lo scrive il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, in una lettera al presidente della Camera Gianfranco Fini sull'emendamento al decreto legge anticrisi. Sul nuovo testo, precisa Tremonti, il Governo si riserva di acquisire il parere della Banca centrale europea in tempo utile prima della conclusione dell'esame da parte del Senato, dove il provvedimento, ora in Commissione alla Camera, dovrà andare in seconda lettura

20 luglio 2009

 

 

 

 

 

 

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